domenica 24 giugno 2012

I temporali


 I temporali.
 I temporali erano  avvenimenti che  portavano scompiglio particolare in paese.  Il suo arrivo faceva correre Eugenio (il sacrestano)  a suonare le campane per allontanare questa iattura capace di distruggere un raccolto frutto del lavoro di un anno intero.   A me piace ricordare  che al primo accenno di tuono, ero sicura che Donna Elvira sarebbe arrivata a casa nostra per superare la paura.  Io attendevo quei momenti perché la signora, per distrarsi cominciava a raccontare storie delle antiche famiglie del  paese  delle  quali conosceva ogni  storia. Misteri che lei  raccontava e che io letteralmente bevevo.

 In queste incursioni, a volte, mi insegnava filastrocche da lei apprese nella sua fanciullezza, Tra queste:
La pigrizia andò al mercato
ed un cavolo comprò.
Mezzo giorno era suonato
quando a casa ella tornò.
Cercò l'acqua, accese il fuoco
si sedette e riposò.
Ed intanto poco a poco
anche il sole tramontò.
Così persa ormai la lena
sola al buio ella restò
ed a letto senza cena
la meschina se ne andò.
Credo di averla ricordata bene ma se qualcuno la conosce e ho saltato qualcosa, mi fa piacere saperlo.

Altra, credo più conosciuta:
Cera una volta un re
seduto su un canapè
e disse alla sua serva
raccontami una storia
e la serva cominciò:
C'era una volta un re
seduto su un canapè
e disse alla  sua serva.....
Continuava così a ripetermi la stessa frase all'infinito fino a che la fermavo per stanchezza nell'ascoltarla   Cessato il temporale la sua serva, Francesca, tornava a riprenderla.
                                                            Maria  Dulbecco


venerdì 22 giugno 2012

Il pane

Il pane
Passava quasi tutte le mattina ed arrivava con il baule della macchina pieno di pane che distribuiva a tutti come poteva fare una persona generosa che elargisce pane a tutti i conoscenti e non. Cosa si può pensare di una simile persona: tutto il bene possibile ma quel pane costava lacrime e sudore di un'altra famiglia che era obbligata a regalargli quel pane che rappresentava  squallore, cattiveria, paura si, paura tanta. Forse in cuor suo si compiaceva di questo gesto sicuramente dimentico di dove lo aveva preso, era la sua seconda persona...ma poi ritornava ad essere l'uomo corpulento  e minaccioso che doveva estorcere soldi e il tono era minaccioso e e crudele.
   Non riesco a parlare  di queste brutte esperienze, non unica, ma dovrei farlo per cancellarle definitivamente dalla mia mente e affidarla allo scritto.
Forse riuscirò a farlo per raccontarlo ad Anna, lei divora tutto ciò che scrivo e mi invita a farlo. Forse se penso di raccontare questa mia vita ad una persona che mi ascolta volentieri ce la posso fare.  : Sai Anna, questa persona era uno degli usurai che ho dovuto conoscere dopo i furti e le rapine subite. Lui era arrivato come un salvatore in una delle mie mattina disperate e mi aveva  prestato una somma per la quale ogni mese versavo un alto interesse. Quando non riuscivo,lui lo aggiungeva al  mio debito facendosi rilasciare assegni senza data e così il debito lievitava.
   Ma lui mi portava il pane e passava quasi tutte le mattine, a volte  quel passaggio era temuto e speravo sempre ci fosse qualche cliente in negozio perché  spesso quei passaggi diventavano odiosi.
   Trovava una scusa, lavarsi le mani, o qualcos ‘altro per passare sul retro e poi cercava di avvicinarmi. Un omaccione sudato e odioso e la lotta diventava ardua. Pregare che suonasse qualcuno, ci sono sempre riuscita ad allontanarlo ma che fatica!
   Ogni mattina arrivava a vedere se avevo fatto degli incassi e il mio debito lievitava.
  Lui era un dei due aguzzini che passavano per questo motivo. L'altro arrivava una volta alla settimana ma costui si comportava diversamente. Se non incassava, gridava insulti inauditi.
   Per fortuna questo incubo è terminato!

sabato 16 giugno 2012

Il gabbiano Livingston

Di  Richard Bach

“ Quei gabbiani che non hanno una meta ideale e che viaggiano solo per viaggiare, non arrivano da nessuna parte e vanno piano. Quelli invece che aspirano alla perfezione, anche senza intraprendere alcun viaggio, arrivano ovunque.

(per arrivare)  tu devi innanzitutto persuaderti che ci sei già arrivato

pag.72  e, per lui, mettere in pratica l’amore voleva dire rendere partecipe della verità da lui appena conquistata, qualche altro gabbiano che a quella verità anelasse”

Mie considerazioni:
   
     Il desiderio di volare sempre più in alto, come il gabbiano Livingston, porta inevitabilmente ad una solitudine non voluta.
     Infatti lui desidera che gli altri lo imitino ma questi presto si stancano e lui resta solo a cercare di raggiungere la meta e forse la delusione di non essere emulato farà sì che lo scopo non venga raggiunto neppure da lui.

    Quando vedo i gabbiani volare basso sui fiumi sporchi e a stormi raggiungere cumuli di rifiuti alla ricerca del cibo, vorrei cercare l’autore del libro e fargli notare come l’adattamento dei gabbiani li ha fatti scendere così in basso.

Quanti pochi Gionatan, proprio come gli uomini: la maggioranza sono quelli che si azzuffano per strapparsi tra loro quei rifiuti con grinta e cattiveria.

                                                              Maria Dulbecco

lunedì 11 giugno 2012

Una storiella imviatami da un amico e mi piace condividerla con voi

Storiella di zero che preferiva restare anonimo
C'erano dieci numeri da 1 a 9 e con loro anche zero che erano compagni di classe. Zero, per via della sua nullità era assai timido e anche per questo nessuno badava a lui. Ma zero sentiva il forte bisogno di far valere la sua personalità e cercava di dire la sua ai suoi compagni. Tentava continuamente di vincere la sua timidezza senza, però, riuscirci. Ciò che cercava di dire gli rimaneva sempre dentro ed era come fosse lo scritto, se pur amabile, di una lettera anonima.
Un giorno i nove numeri e, naturalmente, anche zero, decisero di fare un gioco diverso dal solito, tanto per cambiare. Dissero, facciamo delle coppie, come per fare un ballo, e così trovarono un modo assai geniale di attuarlo. 1 si unì a 9, 2 a 8, 3 a 7, e 4 a 6 e così facendo divennero 4 magnifici 10 con la loro sorpresa.
Rimase però solo 5 che non trovando altro modo di accoppiarsi, pur di formare anche lui almeno la metà di 10, chiese al timido zero in disparte di fare coppia con lui. Naturalmente zero fu felice di accontentarlo: finalmente, diceva a sé stesso, qualcosa pur valgo!
Ma 5, pur di prevalere sugli altri, fu anche furbo perché non si assommò a zero. Fece di più, contro ogni aspettativa di zero stesso che non se l'aspettava: si unì con lui per formare 50 con la sorpresa degli altri 4 dieci.
Concludendo, chi fu più felice di 5, ma anche degli altri numeri da 1 a 9, fu zero perché era riuscito, nonostante la sua nullità, a diventare amico di tutti i suoi compagni stando accanto a loro da quel momento in poi con il gioco delle coppie.
La timidezza non dura sempre. La timidezza è una virtù che paga a lungo andare, perché arriva il momento nella vita che essa viene posta in vista per trionfare e far felici tutti. Occorre solo una cosa ai timidi: almeno avere un briciolo di coraggio per farsi notare dagli altri e poi pensa la sorte a fare il resto.
In fondo allo zero basta un piccolo decimale, molto meno che uno, anzi anche moltissimo, per uscire dalla sua solitudine che gli sembra eterna.
Ma la storiella non finisce qui perché Iddio, dopo aver creato la Terra, vedendo che le sue creature poste sulla Terra vivevano male decise di avvalersene per mettere fine ai cataclismi che ne costituivano la causa.
Così con la prima coppia di 1 e 9 generò il Circolo Polare Artico; con la seconda coppia di 2 e 8 il Tropico del Cancro; con la terza coppia di 3 e 7 il Tropico del Capricorno; con la quarta coppia di 4 e 6 il Circolo Polare Antartico; infine tutto girò a meraviglia grazie alla coppia di 5 e zero con la quale generò il Polo Nord e Polo Sud.
Cari abbracci,
Gaetano Barbella

venerdì 8 giugno 2012

Poesie sul mare

IL MARE

Il mare, mi accarezza
le guance
mi accoglie
mi avvolge
mi solleva
mi rincuora
mi libera
mi isola
mi tiene compagnia
mi parla
mi ascolta
mi fa le sue confidenze
ascoltando le mie.
         
                                       Maria Dulbecco





VELE

Vele che partono insieme
gara gioiosa
seguita da occhi
di sole.
Bimbi che corrono
sulla sabbia bollente.
Vele confuse
spuma di mare
gioia di un cuore
che sa donare amore.

                          Maria  Dulbecco