sabato 31 agosto 2013

Parole


Parole


Parole…parole
dall’antro del nulla           
nei cieli infiniti, 
ai tortuosi meandri
dell’umano percorso?

Parole…parole
udite, ridette, diffuse
all’approdo di lidi lontani.
Le sue, le tue, le mie,
patrimonio indiviso
del genere umano.

Parole…parole
carezze del cuore,
sollievo ai tormenti,
leniscon ferite
incendian rancori
lasciando sgomenti.

Parole…parole
negate alla bestia
che avvolge il sentire
in un soffio, un lamento,
un isterico sbuffo di note,
osanna alla vita o minaccia di morte.

Parole…parole

                            Carla Caimo



venerdì 23 agosto 2013

quel che resta delle favole



Quel che resta delle favole

BIANCANEVE:
ha tinto di rosso le sue ciocche nere,
il principe azzurro è sbiadito con i primi lavaggi,
i 7 nani, per la crisi hanno chiuso le miniere,
la fantasia li ha resi grandi personaggi,
nella realtà sono piccole persone vere.

LA BELLA ADDORMENTATA:
dopo tanto tempo si è svegliata
ed ha fatto valere i suoi diritti,
essendo una moglie emancipata
col marito ha sempre dei conflitti,
al povero principe gli resta solo da sperare,
che si possa al più presto riaddormentare.

CENERENTOLA:
ha denunciato la matrigna e le sorelle
per sfruttamento del lavoro nero,
vive nel castello con molte ancelle,
il principe la rimprovera
perché non gli bastano mai gli aiuti,
lei gli risponde: tanto le paghiamo poco
e non versiamo i contributi.

CAPPUCCETTO ROSSO
Ora è la nonna che accudisce la bambina,
il lupo cattivo non ha più nulla da temere,
gli animalisti han tolto al cacciatore la carabina
ma la malvagità umana è un antico mestiere
che né animalisti, né lotte, né galere
purtroppo non potranno mai debellare.

Morale delle favole
Ognuno di noi nella sua memoria
custodisce una favola, custodisce una storia,
accontentiamoci di ricordare
quello che nessuno più ci potrà raccontare.

Lucchese Rosa


sabato 17 agosto 2013

TERESA

                                          TERESA

   15 Ottobre Santa Teresa D'Avila.
   Vi sono, nel calendario, altri giorni in cui c'è scritto S. Teresa ma era quella la data in cui generalmente la ricordavano amici e parenti. Parenti, quali visto che non aveva più nessuno vicino.
   La unica sorella viveva in Kenia e la posta non sempre arrivava nelle data desiderate. La missione era vicino al lago Rodolfo un posto molto avanzato dove i mezzi di comunicazione non arrivavano ad intervalli regolari ma erano affidati al caso.
   Aprì il portoncino con la chiave e macchinalmente le dita presero in mano la chiavetta piccola, quella per aprire lo sportellino della posta. Un gesto che ripeteva ogni giorno anche se sovente non le serviva poiché dal vetro si intravvedevano solo foglietti pubblicitari.
Salì i quattro gradini che portavano al ripiano dell'ascensore e della cassetta delle lettere la salutava una festosa cartolina raffigurante una bambina con un gran fascio di fiori coloratissimi.
   Aprì lo sportellino e si ritrovò in mano questi fiori beneauguranti, girò e lesse: "Dopo vent'anni" A  D.
   Un tuffo al cuore. Conosceva bene quelle iniziali . Erano veramente passati vent’anni.
   Non era più una ragazzina e non credeva si potesse ancora provare una simile emozione. Le gambe si rifiutavano di avanzare e quei pochi passi che la separavano dall’ascensore li fece a fatica tremando.
   Tutto in quel momento le appariva ovattato come trovarsi in un monco irreale Sì, aprì la porta e  sicuramente la richiuse ma non era sicura dei suoi gesti. Nessuno l’aspettava, viveva sola e poté quindi sedersi e dimenticare che era tornata a casa per mangiare.
Vent’anni prima, un’altra città, un ospedale e l’arrivo di militari dopo la guerra , di ritorno da prigionie e da patimenti subiti.
La voglia, da parte di tutti,  di voler presto dimenticare. Di vivere, di essere allegri come a volersi rifare  di quanto quel conflitto aveva sottratto alla loro gioventù
   Trovarsi giovani tra giovani. Questi ragazzi che tornavano da una guerra che avevano combattuto senza sentirla.
   Teresa su quel divano  ricordava tutto quanto  in anni aveva cercato di dimenticare.
   Quel sole di Ottobre che dal balcone entrava fino a raggiungerla dove era seduta non riusciva a scuoterla, a distoglierla da quel ricordo che aveva rimosso e che ora prepotentemente  ritornava.
   Si alzò, guardava quel telefono e temette che squillasse, sentiva che sarebbe arrivata una telefonata e ne era spaventata.
   Cosa poteva significare questa ricomparsa dopo tanti anni.
   Come aveva fatto a ritrovarla, certo sapeva che era Piemontese come lui ma non che si fosse trasferita a Torino. Certo l’elenco telefonico aveva agevolata la ricerca.
   Attendeva , ma questo squillo non arrivava.
Passava il tempo e i suoi pensieri galoppavano , no non voleva nuovamente incontrarlo, aveva ben sofferto vent’anni prima  quando lui da Genova era ripartito per Torino  e lei era rimasta ad attendere notizie mai arrivate dopo una promessa mai mantenuta.
   No, non gli avrebbe permesso di rivederla.
   Ma era poi ancora scapolo? Certo la curiosità giocava un ruolo importante e per di più non  avvertiva alcun sentimento di collera ma  contro il suo volere, avvertiva un sentimento di gioia  che la trasformava e le impediva di respirare.
   Sognava  certo perché quella telefonata non arrivava e i ricordi affioravano: Un bel ragazzo biondo alto, due spalle  imponenti, una figura forte e nel contempo elegante. Un ragazzo serio che stranamente si era comportato in quel modo. La tenerezza prendeva il sopravvento, quella tenerezza che l’aveva avvicinata a lui quando era arrivato in quell’ospedale dove lei prestava il servizio. Si era affezionato a lei che pure aveva qualche anno più di lui, come a cercare protezione
Sognava, non era vero. Eppure quella cartolina era tra le sue mani e quelle iniziali erano le sue.
   Forse accese pure il televisore come faceva ogni giorno, ma non vi era immagine alcuna che potesse distrarla.
   Ritornava indietro nel tempo, ripensava alla sua vita. Era nata in  Argentina, così dicevano i suoi documenti, ma poco ricordava  dei suoi genitori.  Immaginava il volto della madre attraverso il ricordo della sorella più grande di lei. Era tanto piccola quando persero i genitori ed anche un fratello tanto da averne un vago ricordo:
   Erano due orfane che ritornarono in Italia e di questo ritorno, sicuramente con un piroscafo, non ne serbava ricordo.
   Qualche volta aveva preso una cartina geografica ed aveva cercato di puntare il dito sulla figura dell’Argentina come a cercare un punto qualsiasi dove fosse nata.
   Era italiana e si sentiva tale anche se il fascino di quella terra dal sapore di tango, qualche volta, la rapiva.
   La sorella più grande aveva sentito il richiamo della vocazione missionaria ed ora era in Kenia presso una missione delle suore della Consolata di Torino.
   Stava sopraggiungendo il buio ma non se ne era neppure accorta, il pensiero galoppava,  nulla potava distoglierla dal rivivere una storia lontana.
   No, non voleva nuovamente soffrire, lei ora era appagata. Svolgeva il suo lavoro non più nelle corsie ma negli uffici e la sua vita scorreva tranquilla tra amici che le volevano bene e, si occupava di opere  di beneficenza che le davano soddisfazioni. Aveva imparato a sopravvivere da sola e…
   Ma la telefonata non arrivò quel giorno…
  

  
  














Maria Dulbecco    

giovedì 8 agosto 2013

lettera di suor marinora

Diverse volte Maria mi ha invitato a prendere parte ad una lezione del suo corso di scrittura dell’UNI 3 ,nel nuovo anno accademico 2012-2013.
C’era sempre qualcosa che mi sembrava più urgente da fare.
Oggi, venerdì 19 aprile mi sono detta: “non ci saranno altre alternative”. Il corso stà per finire ed io ho voglia di partecipare ad una lezione per ritrovare quel bel gruppo di persone che mi era tanto piaciuto l’anno precedente.
Arrivo nella sala dove il gruppo si incontra. La lezione è già iniziata ma il gruppo mi saluta festante e “il simpatico maggiordomo”Renato mi fa posto e mi offre una  sedia tra due veterane del corso. Riconosco subito il loro volto e mi siedo tranquilla ad ascoltare cosa la Vita mi ha preparato,oggi, qui per me.
Maria, la volta scorsa aveva lasciato un tema su cui, chi lo desiderava, poteva scrivere qualcosa. “Una  persona speciale”.
Da bravi e seri allievi, hanno iniziato man mano a leggere i loro scritti con quella semplicità e diletto di cuore, di cui rimango sempre meravigliata. Un ventaglio di esperienze, sentimenti ed emozioni……………….
Chi ricordava la nonna, chi un amico, chi un personaggio del paese , chi un amica, chi se stessa, chi un amore che aveva avuto la leggerezza di un volo di farfalla ma  l’intensità di un fascio di lavanda! E chi ricordava con tanto rimpianto il suo gatto appena deceduto: speciale pure lui!
Chi con soave delicatezza decantava una sua poesia, chi da reporter dell’ultima generazione, raccontava il suo ultimo articolo per il giornale…………….
Ognuno aveva il suo battimano. Dentro di me pensavo e desideravo che ognuno potesse sperimentare la consolazione di un ascolto attento, fraterno, come chi racconta ad una persona cara un pezzo di se………………e ogni volta, come di incanto…………(ed anche senza incanto: solo dopo due o tre richieste di silenzio di Maria), in sala calava l’atmosfera giusta dell’ascolto!
Quanto mi piace ascoltare le parole dei GRANDI scrittori e poeti, ignoti ai più ma così ricchi di emozioni e di sentimenti. Bello l’animo umano che non si nasconde  dietro una corazza fatta di anni e di rughe,  ma rimane quello di un bambino che cammina beato della novità delle cose che le capitano attorno e sa raccontarlo così come lo vive…………Che gioia assaporare pennellate di umanità! GRAZIE

Sr Marinora
Rivoli, 29 Aprile 2013