venerdì 27 giugno 2014

Lucia Giongrandi

 Come promesso pubblico il secondo dei piccoli componimenti di Lucia. Fa paete di sette testi che mi sono piaciuti particolarmente.

2) LA GIORNATA (descrizione di una propria giornata)
Era una domenica mattina, di quelle mattine siciliane tiepide di primavera quando i colori si mescolavano alla rinascita del cuore, di tanti ma tanti anni fa, avrò avuto 7 o 8 anni e una gran voglia già allora di rendermi utile. Quel giorno io mi sentivo nell'anima di regalare qualcosa alle mie due donne, mia madre e mia nonna. Così non appena uscirono vestite col vestito della festa per andare in Chiesa io mi munii di secchio e straccio per pulire la casa e farla trovare linda e in ordine quando loro sarebbero tornare. Presi il secchio lo riempii d'acqua e facendo uno sforzo non indifferente lo poggiai a terra. La mia mania di fare le cose per bene mi portò a buttare un po' d'acqua sul pavimento allora di creta, ma non ancora contenta gliene buttai ancora e ancora fino a quando ahimè non riuscii più a tenerla a bada, mi scappava da tutte le parti, finì sotto il letto, sotto il comò e più io cercavo di raccoglierla più l'acqua s'infilava, sfuggendomi in tutti gli angoli della stanza. Mi prese il panico e i minuti anzi l'ora della Messa stavano finendo. Cosa avrebbero detto mia madre e mia nonna al loro rientro vedendo quel disastro? Quasi rassegnata ma non domata continuavo a raccogliere l'acqua cercando nonostante tutto di pulire, ma ecco apparire vestite a festa mia madre e mia nonna che appena entrate videro i vari laghetti per la stanza ed io che continuavo nella mia impresa disperata.
"Volevo pulire mamma" dissi per giustificare quel piccolo disastro "non ti arrabbiare".
Allora mia madre togliendosi lo scialle dalle spalle dolcemente mi tolse lo straccio e il bastone che avevo tra le mani e in poco tempo il danno fu riparato. Finito, mia madre mi guardò con dolcezza e per quel giorno il più buffo e bello della mia vita mia nonna mi regalò una monetina.
"Tieni bambina mia vai a comprarti un bel gelato". Quella giornata tiepida di primavera si concluse a letto con un bacio sulla fronte di mia madre e una bella storia narrata dalla voce antica e saggia di mia nonna.

Lucia Giongrandi

giovedì 26 giugno 2014

rossovenexiano

Mi oiace ricordare un sito che frequento da anni.
Mi sono trovata tra persone che mi hanno aiutato a continuare il mio interesse per la scrittura. Confrontandomi con altre persone che coltivano il mio stesso interesse.
Ultimamente rispondendo ad una discussione da me proposta: "Vi racconto e raccontatemi rossovenexiano" molti hanno partecipato r vorrei riportare in questo mio blog, alcune risposte:

mercoledì 25 giugno 2014

LUCIA GIONGRANDI

Ho ricevuto sette ppiccoli composizioni da Lucia che mi hanno raccontato qualcosa. Desidero farveli conoscere e questo é il primo:

Le costruzioni (il primo oggetto costruito da me)
Vedevo le mani di mia madre e di mia nonna intrecciare con l'uncinetto o con i ferri quei fili di cotone o di lana e confezionavano centrini, maglie, guanti o calze da notte (babbucce). I miei occhi però erano attratti dal lavorio incessante che i ferri facevano e dal loro ticchettio fatato. Un giorno non ricordo l'età mia madre mi mise tra le mani un paio di ferri e della lana usata dai mille colori.
"Dai bambina impara a mettere i punti sul ferro e inizia a fare la maglia liscia".
Io con emozione iniziai con le mie piccole mani in modo goffo ad intrecciare quel filo colorato sotto l'occhio vigile delle mie due donne. Provai e riprovai tante e tante volte e dopo qualche pomeriggio d'impegno riuscii a far salire la mia prima maglia a dire il vero un po' sbilenca. Ma io volevo a tutti i costi imparare a confezionare le calze da notte, mi piaceva moltissimo quell'aumentare e diminuire delle maglie che come per magia prendevano la forma del piede. Vedendo che apprendevo in fretta, mia madre un giorno mi spiegò come procedere ed io attentissima imparai così in fretta che dopo qualche giorno avevo dato forma alle mie prime scarpette da notte che io infilai soddisfatta ai piedi della mia bambola preferita. Ci provai così tanto gusto che volli confezionare calze da notte per tutta la famiglia. Mi portavo i farri e la lana ovunque andassi, fuori con le mie amiche, dai nonni paterni la domenica pomeriggio e tutti quanti, soprattutto mio padre guardava le mie piccole mani che ormai velocemente intrecciavano quei punti sui ferri. Quel ticchettio mi risuona ancora nella mente, ma quello che più mi emoziona è il ricordo dello sguardo tenero di mio padre che con orgoglio, dandomi un bacio sulla fronte prendeva le calze da notte confezionate da me e le indossava tutto soddisfatto.

Lucia Giongrandi

mercoledì 11 giugno 2014

CONTINUA IL SUO CAMMINO


Continua il suo cammino

Un profumo ti attrae,
uno sguardo fuggevole
e il dono si compie.
Era maggio e i fiori nel
loro schiudersi, ti 
accompagnano in questa
avventura.
Seguendo il ritmo delle stagioni
Gli steli si piegano e i petali ormai
secchi cadono.
Ma il dono ricevuto,
continua il suo cammino.

      Marina  Oddone

mercoledì 4 giugno 2014

Racconto df Anna Chiappero


ROSA  e ROSETTA
In un centro di riabilitazione, nel reparto di cardiologia, in una linda e rassicurante camera a due letti, Rosa arriva dopo aver subito un intervento al cuore, si guarda intorno titubante, pensierosa, riflettendo che avrebbe preferito trovarsi a casa sua, dove c’erano tante cose da fare, soprattutto occuparsi del marito malato di demenza senile e temporaneamente affidato ad un asilo diurno ed a una figlia per l’assistenza notturna. E’ molto preoccupata, quasi si sente in colpa, è la prima volta nei suoi settantasei anni di vita che la sua salute la costringe a pensare a se stessa e a venir meno ai suoi doveri di donna di casa e di moglie ubbidiente, secondo i canoni di un modo di vivere ormai obsoleto ed incomprensibile nel mondo di oggi.
Nel letto accanto al suo Rosetta, già da due settimane ricoverata, a sua volta scontenta per la decisione dei medici che,  per una grave insufficienza cardiaca, l’hanno allontanata da casa per tentare una riabilitazione  che nell’ambito familiare si è rivelata inefficiente, nonostante le cure delle figlie e di una attenta badante.
Si guardano, si scambiano un timido saluto, ed inizia un prudente tentativo di reciproca conoscenza: il ghiaccio è rotto! 
Facile immaginare che tra le due donne nasca un sentimento di solidarietà, ed il bisogno di vuotare il sacco. Inizia Rosetta, ha un grande dispiacere, sua figlia, una santa, si è separata dal marito dopo ben ventidue anni di matrimonio, e giù a vomitare ignominie su quel genero, che a lei in verità non era mai piaciuto  molto, troppo diverso dal suo modo di pensare, troppo generoso, troppo estroverso, troppo aperto e sincero, incapace di nascondere i propri sentimenti, che afferma le proprie convinzioni con eccessiva fermezza, che spreca soldi in regali, vacanze, attenzioni di ogni genere per moglie e figlio, invece di vivere come aveva fatto lei di privazioni pur di accumulare denaro, unica scelta  nella sua famiglia di concepire un giusto modo di vivere. Ad un certo  punto, dopo tutti questi anni di matrimonio, con quella santa di sua figlia, sapientemente addestrata a nascondere i sentimenti, a essere indifferente al pur minimo piacere della vita, a rifiutare qualsiasi  rapporto sociale al di fuori del lavoro ed in orario di lavoro, quest’uomo si è ribellato, ha posto delle condizioni a quella santa di sua figlia, che nel frattempo aveva riempito la casa di gatti , dopo avere scoperto che erano la sua vera passione, pretendendo che la moglie nel fine settimana, condividesse qualche svago con lui ed il figlio ormai adulto, che esprimesse qualche desiderio, che volesse andare a passeggio, fare una gita, vedere un film, andare a concerto: atteggiamento inammissibile e scandaloso che naturalmente sua figlia non aveva potuto accettare. A quel punto, questo genero screanzato conosce una donna della stessa età di sua figlia, scontenta del proprio matrimonio, che lei giudica ovviamente persona di facili costumi e decide di far cessare quel matrimonio e la sua povera figlia accetta di buon grado.
Anche Rosa racconta la sua storia, il suo dispiacere: la sua figlia maggiore dopo ventidue anni di matrimonio infelice,  vissuti con un uomo arido , egoista e dispotico, insensibile al dolore che lei prova per i molti tentativi di diventare madre, mai riusciti, decide di porre fine a questa unione che l’ha portata a cercare uno scopo di vivere, nel volontariato presso la Croce Rossa, nell’addestramento dei cani, nella passione per le auto, mezzi che la allontanano da casa, che la gratificano, che tuttavia non sono più sufficienti per  sopportare un legame che ormai non ha più nessuna ragione di esistere. Qui l’incontro con un uomo gentile, comprensivo, generoso pieno di entusiasmi e di passioni, nonostante i tentativi da parte di una moglie fredda come un iceberg, dedita solo al lavoro e alla cura dei gatti che hanno invaso la sua casa, che entra nella sua vita come un auto di formula uno, che l’avvolge di gentilezze, d’amore, di quell’amore respinto dall’iceberg, ma rimasto imprigionato e bisognoso di esprimersi. Rosa e Rosetta stanno parlando delle stesse persone,ancora non lo sanno, cosa potrà accadere se mai lo scopriranno?  Che succederà se le visite dei propri familiari si incroceranno? IL mondo pare sia veramente piccolo e colmo di situazioni Pirandelliane, si spera che i loro cuori ammalati reggano ad una eventuale scoperta di una realtà gestita ed affrontata da angolazioni diverse, scaturita da vissuti diametralmente opposti che affondano le loro radici  in mentalità retrograde ed inaccettabili  che, tuttavia hanno, pregiudicato l’esistenza di altri.


Anna Chiappero