lunedì 27 luglio 2015

PERCHE' SCRIVO




   Ancora due considerazioni sul perché scriviamo:


PERCHE' SCRIVO

E' come prendersi una rivincita sulla quotidianità.
Siamo quasi sempre costretti, condizionati, limitati, questa vita con le sue regole ci tarpa le ali.
Spesso non possiamo amare come vogliamo, chi vogliamo, non possiamo dire ciò che vogliamo a chi vogliamo, non possiamo volare, avere, dare, vedere....
Quante cose non possiamo.
Scrivendo invece, tutto possiamo.
La bacchetta magica è nelle mani della nostra fantasia, la razionalità è solo ospite.
E così ci muoviamo nell'infinito, possediamo l'impossibile, e con un minimo di coraggio, peccando un po' di presunzione, possiamo anche sostituirci a Dio.


Franco Stefano Sardi

Scrivere: perché?
Scrivere per sognare, scrivere
i sogni, anche i sogni aiutano a scrivere, danno forma e colore alle nostre emozioni. Ma qual è la spinta, l’urgenza di mettere insieme
parole, frasi, pagine, o versi, rime, ritmi anche un po’ zoppicanti?
Il nostro gruppo ha risposto con grande sincerità a questo interrogativo, ha accolto, direi quasi con sollievo, questo stimolo a guardarsi dentro a porsi domande non banali: scrivo per controllare la tristezza, per sondare nel profondo il mio io insondabile, ma già il tentativo mi consola, scrivo per” stendere al sole le mie radici ”.

Scrivo per rielaborare e sistemare il mio vissuto entro la cornice di un quadro che stenta a trovare i contorni. La burrasca è passata, ma le onde incalzano e il naufrago non riesce ancora a riposare sulla battigia. Si affida alla pagina per guarire nell’anima.
Scrivo per
conoscermi , per dare forma ai miei pensieri, per scoprire se so scrivere, per il piacere di dire a me stessa “Lo so fare, ho trovato le parole per dirlo”. Racconto la mia storia per dare un senso alla vita, per curare il dolore, ma anche per fermare momenti di intensa felicità.
Scrivo per lasciare traccia di me ai miei cari, ma soprattutto per usare la mente in un esercizio così stimolante, fatto di ascolto di me e degli altri. Scrivere vuol dire prima di tutto saper ascoltare, fermarsi a guardare, raccogliere pezzi di vita dentro e fuori di noi per costruire un mosaico di tessere multicolori.
Scrivo per comunicare
emozioni forti, ne sento la necessità; temo di dimenticare pensieri,
volti, sensazioni. Scrivo perché da piccola me lo hanno impedito, lo
scrivere mi fa compagnia.
Scrivere di sé è come denudarsi, è liberare energia emotiva e scoprire che non si è soli. Il pudore e la iniziale riservatezza possono aprirsi e creare nuove ispirazioni e relazioni.

Pigiando i tasti del computer o usando il lapis sulla pagina bianca o fermando su di un foglietto volante una subitanea ispirazione scriviamo, e lo facciamo per tutti questi motivi e perché amiamo scrivere e raccontare… Grazie a Maria Dulbecco, guida attenta e discreta del gruppo, tutto questo è stato ed è possibile.

Maria Tomatis



sabato 18 luglio 2015

Miei pensieri e Un Poeta


 

        Miei pensieri:
Le parole sono di tutti e noi possiamo raccoglierle e giocare con loro disponendole in maniera diversa a secondo del nostro umore e dell'atmosfera che ci circonda in quel determinato momento. Possiamo comunicare agli altri i nostri pensieri le nostre emozioni facendone partecipi i nostri interlocutori.
  A volte viene a trovarci la poesia e fortunati se in quel momento possiamo fermarci ad ascoltare riuscendo a tradurla sulla carta. Una poesia costruita a tavolino non trasmette la stessa emozione di una scaturita spontaneamente dal nostro cuore. A me è capitato poche volte e non sono mai riuscita a cercarla volutamente.
Ve ne ripropongo  qualcuna anche se le ripeto:

IL POETA

Il poeta si ama
il poeta si ascolta.
Assorbono i suoi pensieri
le rime e le assonanze
scaturite da sensazioni
irripetibili
ed in loro il suo spirito
si appaga.
Si avvolge in esse
li recita a se stesso
ne gode in prima persona
come un innamorato
della persona amata.
Agli altri porge
pago di un’attenzione
che non chiede
ma avverte se
esiste.
              
Maria Mastrocola Dulbecco

 

 

venerdì 10 luglio 2015

Om foglietto strappato: LA ZIA




Strappiamo un altro foglietto?
Quando ero piccola e abitavo in un piccolo paese Abruzzese, quasi sempre arrivava la zia Maria da Torino. A lei piaceva lavorare a maglia ma divorava i libri attaccandomi la voglia di leggere. Lei leggeva mentre sferruzzava, il libro appoggiato sulle ginocchia e le mani che intrecciava fili per fare cose meravigliose per noi nipoti e per suo figlio Paolo il mio cugino preferito con il quale giocavo e combinavo marachelle.
Con il passare degli anni e noi diventavamo più grandi lei, fantasticava con noi.
Quanti vestiti di “cadì” abbiamo sognato insieme mentre sferruzzava niki e golfini
. Descriveva i modelli che le sarebbero piaciuti e noi con lei.
Quando arrivava portava sempre un bel guardaroba e prima di tutti i suoi bellissimi cappellini che insieme ad una vestaglia costituivano la mia ammirazione.
Quella vestaglia lunga che io e Paolo indossavamo e giocando alle signore ci specchiavamo in quel grande specchio dell’armadio di mia mamma.
Un anno portò una stoffa molto bella e mamma, con quella stoffa, le confezionò un vestito bellissimo. Era di una seta stupenda e io raccattai tutti i pezzi avanzati per farne un vestitino alla mia bambola. Lei con Paolo doveva andare al mare a Viareggio…che favola per noi che pensavamo a Viareggio come al posto più bello per una villeggiatura.
Anche questo ha fatto parte dei sogni di bimba.
 
                                                      Maria Mastrocola Dulbecco

 

domenica 5 luglio 2015

Gaetano Bardella e mia poesia "Preghiera"



Gaetano Barbella, un grande amico del Web mi ha scritto:

 Ho letto la tua poesia “Preghiera”.

Hai resa tua preghiera di una eccezionale efficacia per lo scopo cui la preponi. É una preghiera speciale capace di vincere qualsiasi ostacolo terreno e sai perché? Non ha attriti, scorre come sull'olio. Non ha ali ma è come se le avesse potendo farsi gioco della forza di gravità. Ogni tua parola scivola via ed è veramente “inafferrabile” come tu dici. L'inerzia nel tuo pregare è un pianeta della creazione per te, degno sgabello del trono di Dio.             

  PREGHIERA

La mia preghiera
è fatta
di parole mute
di candele accese
di sguardi imploranti.

Le mie mani vuote
le mie labbra chiuse
la mia nullità
è tutta racchiusa
nel desiderio
di una serenità
che non mi appartiene
ma che desidero
con tutto il mio esistere.

Aspetto inerte
passiva e consapevole
che è qualcosa
di inafferrabile
così come lo è
la certezza.

 

 

                    Maria Mastrocola Dulbecco