Buon
Natale, ripetono in giro…quanti Natali sono passati:
Un foulard di seta azzurra che la mamma mi ha regalato e insieme a lei camminando, sotto le stelle, per recarci alla messa di mezzanotte assaporavamo i profumi che la strada ci rimandava dai pochi casolari sparsi. Vi era un intenso profumo di salsicce alla brace e lei mi ha detto: Tu ingoia questo profumo e fai finta di averlo gustato, mangiato è uguale.
Riflettei e provai, era vero! Arrivata in chiesa accolta dal coro di cui facevo parte, le mie suore, le mie amiche.
Un gomitolo di lana, una sciarpa le casette del presepe.
Per giorni avevo lavorato per creare quel piccolo spettacolo: cartoncini recuperati, forbici, carte vuote di caramelle rossana.
Stagnola di cioccolato scarso a quei tempi, ma qualcosa c'era, tutto era prezioso e riciclato.
Alla sera, dentro le casette di cartone con alle finestre la carta trasparente delle caramelle rossana, accendevo dei lumini e quei piccoli capolavori creati da me prendevano vita. Adoperavo dei piccoli bicchierini che contenevano l'estratto di carne per brodo (una leccornia per il tempo) e una volta vuotati ci mettevo una metà di acqua e una metà di olio e come vedevo fare alla nonna per i lumini nelle sere della festa dei morti, facevo dei dischetti di carta con un buco in mezzo dove passava il cotone che veniva acceso e galleggiando su quell'olio ardevano con una piccola fiammella che illuminavano le mie casette. Il cotone era fornito raddoppiando il filo da imbastire che la mamma adoperava per eseguire i suoi lavori. Per fortuna non ho provocato incendi.
I laghetti rilucevano con la carta argentata e il muschio raccolto in campagna ne formavano i bordi e la pianura prima dei monti formati con la carta del pane. Accartocciati con cura, formavano montagne e colline, le pieghe provocate ad arte trattenevano la farina bianca cosparsa per simulare la neve…le strade segnate con la stessa davano un senso di realtà.
Quanti sacrifici per comprare le pecorelle, una all'anno, era già caro il pastore e il gregge ci voleva un pò di tempo. Le ochette sul lago, la lavandaia che non poteva mancare, il contadino con il cesto della frutta, la donna che portava il pane.
Naturalmente il centro era la grotta, con ceppi e paglia ma doveva essere accogliente, il bue, l'asinello la mangiatoia per accogliere il bambino Gesù tenuto nascosto prima del 25 dicembre. La Madonna bellissima, San Giuseppe protettivo e attento e sulla grotta L'angelo con il suo augurio di pace insieme alla stella cometa più lucente possibile.
I magi comprati uno all'anno e quando avevo finito di comprare queste cose, la mia età era già adulta tanto da dover abbandonare il tutto e credo che al primo trasloco dei miei, tutto finì miseramente nel punto dei rifiuti. Pazienza tutto resta nei miei ricordi e nel raccontarlo.
Un foulard di seta azzurra che la mamma mi ha regalato e insieme a lei camminando, sotto le stelle, per recarci alla messa di mezzanotte assaporavamo i profumi che la strada ci rimandava dai pochi casolari sparsi. Vi era un intenso profumo di salsicce alla brace e lei mi ha detto: Tu ingoia questo profumo e fai finta di averlo gustato, mangiato è uguale.
Riflettei e provai, era vero! Arrivata in chiesa accolta dal coro di cui facevo parte, le mie suore, le mie amiche.
Un gomitolo di lana, una sciarpa le casette del presepe.
Per giorni avevo lavorato per creare quel piccolo spettacolo: cartoncini recuperati, forbici, carte vuote di caramelle rossana.
Stagnola di cioccolato scarso a quei tempi, ma qualcosa c'era, tutto era prezioso e riciclato.
Alla sera, dentro le casette di cartone con alle finestre la carta trasparente delle caramelle rossana, accendevo dei lumini e quei piccoli capolavori creati da me prendevano vita. Adoperavo dei piccoli bicchierini che contenevano l'estratto di carne per brodo (una leccornia per il tempo) e una volta vuotati ci mettevo una metà di acqua e una metà di olio e come vedevo fare alla nonna per i lumini nelle sere della festa dei morti, facevo dei dischetti di carta con un buco in mezzo dove passava il cotone che veniva acceso e galleggiando su quell'olio ardevano con una piccola fiammella che illuminavano le mie casette. Il cotone era fornito raddoppiando il filo da imbastire che la mamma adoperava per eseguire i suoi lavori. Per fortuna non ho provocato incendi.
I laghetti rilucevano con la carta argentata e il muschio raccolto in campagna ne formavano i bordi e la pianura prima dei monti formati con la carta del pane. Accartocciati con cura, formavano montagne e colline, le pieghe provocate ad arte trattenevano la farina bianca cosparsa per simulare la neve…le strade segnate con la stessa davano un senso di realtà.
Quanti sacrifici per comprare le pecorelle, una all'anno, era già caro il pastore e il gregge ci voleva un pò di tempo. Le ochette sul lago, la lavandaia che non poteva mancare, il contadino con il cesto della frutta, la donna che portava il pane.
Naturalmente il centro era la grotta, con ceppi e paglia ma doveva essere accogliente, il bue, l'asinello la mangiatoia per accogliere il bambino Gesù tenuto nascosto prima del 25 dicembre. La Madonna bellissima, San Giuseppe protettivo e attento e sulla grotta L'angelo con il suo augurio di pace insieme alla stella cometa più lucente possibile.
I magi comprati uno all'anno e quando avevo finito di comprare queste cose, la mia età era già adulta tanto da dover abbandonare il tutto e credo che al primo trasloco dei miei, tutto finì miseramente nel punto dei rifiuti. Pazienza tutto resta nei miei ricordi e nel raccontarlo.
Maria Mastrocola Dulbecco
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