Ore 6,30 Ceriale
Agosto 1995?
La spiaggia è ancora addormentata,
deserta, il mare calmo appena si muove.
Il risveglio non è assordante come le
ore che seguiranno.
Le onde lambiscono la sponda pigramente
quasi a non voler disturbare le persone
che ancora dormono dietro le finestre socchiuse di fronte a questa massa
stupenda di acqua azzurra.
Il furgoncino della stampa preceduto
dal rumore di una saracinesca che si alza lascia il suo pacco di giornali.
Un altro furgone arriva a scaricare
altri giornali forse riviste, ripartono e nel silenzio assoluto il rombo di questi motori sono amplificati al massimo.
Passa una famiglia di quattro persone,
forse si godono una passeggiata sul bagnasciuga prima che venga invasa dai
bagnanti.
Due pescatori con le canne in mano attraversano la passerella per guadagnare il
posto migliore sull’isolotto che si trova al fondo ma qualcuno li ha già
preceduti. Resteranno tutta la mattina, con le loro attrezzature migliori e le
ultime esche comprate al negozio di “Caccia e pesca” con la speranza di agguantare qualche pesce.
Due cocorite, dentro una gabbia appesa
al balcone di fianco iniziano il loro chiacchiericcio, sono variopinti e per un
attimo attirano la mia attenzione.
Più tardi è un andirivieni di mariti
che vengono a conquistare un posto sul
pezzo di spiaggia libera piantando l’ombrellone e preparando le sdraio per le
mogli o anche per loro. Ci si prepara a trascorrere una giornata al sole.
Paolo è sceso giù a portare il
cane poco più giù nel viale dove in un apposito piccolo
ritaglio lungo la ferrovia, anche loro possono fare i loro comodi.
Io vado giù a sedermi su una sdraio che
gentilmente la padrona dello stabilimento di sotto mi mette in riva al mare.
Passo prima a prendere un caffè e fare due parole con loro. Ho bisogno di rilassarmi, di dimenticare le
preoccupazioni che al lunedì mi attendono in città ed allora mi tuffo
nell’acqua perché quello per me è un momento di
serenità, racconto al mare i miei dispiaceri e questi si attenuano a
quel liquido tepore e mi infonde un po’ di speranza, mi ricarica per affrontare
domani.
Mi porto un libro per avere un contegno
visto che sono sola in mezzo a tanta gente che
allegra schiamazza, grida con i bambini, sorridono, si scambiano
opinioni sulla giornata e sui conoscenti
assenti.
Non resto molto, non sono serena,
scappo sopra tanto dal balcone posso guardare
tutti e quel mare immenso mi
ispira fiducia in quel domani che non ha pietà di me.
Maria Mastrocola Dulbecco