giovedì 3 agosto 2017

Grazie Pablo!!!



Il componimento di un amico  dell'ultimo anno, molto gradito a tutti i componenti del mio
"Laboratorio di scrittura"
 
GRAZIE PABLO!!

 
lasciano un solo sole vuoto in un letto.
Di tutte le verità scelsero il giorno:
non s’uccisero con fili, ma con un aroma
e non spezzarono la pace né le parole.
E’ la felicità una torre trasparente.
L’aria, il vino vanno coi due amanti,
gli regala la notte i suoi petali felici,
hanno diritto a tutti i garofani.
Due amanti felici non hanno fine né morte,
nascono e muoiono più volte vivendo,
hanno l’eternità della natura.

 

da Cento sonetti d’amore di Pablo Neruda  

 

NERUDA è il primo poeta che ho amato nella mia vita di giovane uomo.

 

Quelli della scuola elementare e media, Pascoli, Carducci, Leopardi e gli altri li avevo subiti con non poca sofferenza da insegnanti tiranni ed ortodossi.

 

Era il 1969, avevo 20 anni, e da poco avevo conosciuto una giovane di nome Cristina di 17.

 

Faceva il liceo classico, colta, intelligente e curiosa mi aveva aperto la mente alle cose belle: letture, teatro, impegno politico, musei, curiosità.

 
Lavoravo di giorno e la sera andavo all’ Università, il mio tempo libero passava fra lei, il basket, letture, qualche amico e la famiglia.

 
Il giorno di un mio compleanno arrivò all’appuntamento con un bellissimo libro, I cento sonetti di Pablo Neruda, poeta cileno.

 
Poeta del’ amore, del sociale, della politica, della società civile, della natura umana.

 
Neruda fu per me una folgorazione, lessi e rilessi quelle poesie, assetato com’ ero di emozioni e vibrazioni per la passione amorosa che stavo vivendo.

 
Da lui ispirato scrissi molti versi. 

 
A distanza di quasi 50 anni non dimentico un attimo di quei momenti. GRAZIE PABLO!!

 
Neruda sarebbe morto poco dopo, il 23 settembre 1973 quasi sicuramente ucciso ad opera di sicari del dittatore Pinochet con la collaborazione di agenti della CIA.

 
In seguito mi appassionai ad altri poeti, Pavese fra tutti, ma in modo tiepido, il MOLOCH del lavoro mi divorava, convogliando le mie energie migliori nell’ ingranaggio micidiale dell’efficienza e produttività.

 
Fino all’ altro ieri mattina quando finalmente mi sono improvvisamente svegliato padrone del bene più prezioso, IL TEMPO.

marzo 2017                                                   Cesare Tambussi

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