sabato 28 dicembre 2013

El sens dla vita

Ël sens dla vita
La vita 'n scorr adòss
tant lesta e birichin-a,
a passa parèj'd na lòsna,
at manda a la ruin-a.
Apress at arpòrta su
come 'n buracio 'd nata,
at dis; l'é bel l'amor
a smija a na buata.
Trames a reuse e fior
a t'argala 'd sentiment
peui at je pòrta via,
ant n' atim come 'l vent.
La vita a l'é da vive
e fin-a a l'ultim di,
sercand an mes al brut
quaicòs ch'a fà piasì.
E quand a sarà funìa,
se 'n mes a tanta gent,
a-i na sarà 'ncor un
che  ricordand-se 'd mi
a preuva 'd sentiment,
i l'avrai passà mia vita,
ma nen inutilment.
 
           Giancarlo Casalegno
Il senso della vita
La vita ci scorre addosso
tanto lesta e birichina,
passa come un fulmine,
e ti manda in rovina.
Appresso ti riporta su
come un fantoccio di sughero,
ti dice. l'amore è bello
assomiglia a una bambola.
In mezzo a rose e fiori
ti regala dei sentimenti,
poi te li porta via,
in un attimo, come il vento.
La vita và vissuta
e fino all'ultimo giorno,
cercando in mezzo al brutto
qualcosa che dia piacere.
E quando sarà finita,
se fra tanta gente,
ci sarà ancora uno,
che ricordandosi di me
prova dei sentimenti,
avrò passato la mia vita,
ma non inutilmente.
                Giancarlo Casalegno

mercoledì 25 dicembre 2013

BUON NATALE



     E’ nato

E’ nato il sovrano bambino,
è nato! Alleluia, alleluia!
La notte che già fu sì buia
risplende di un astro divino.
Orsù, cornamuse, più gaie
suonate! Squillate, campane!
Venite, pastori e massaie,
o genti vicine e lontane!
Non sete, non molli tappeti,
ma come nei libri hanno detto
da quattromill’anni i profeti,
un poco di paglia ha per letto.
Da quattromill’anni s’attese
a quest’ora su tutte le ore.
E’ nato, è nato il Signore!
E’ nato nel nostro paese.
Risplende d’un astro divino
la notte che già fu sì buia.
E’ nato il Sovrano Bambino,
è nato! Alleluia, alleluia!
     Guido  Gozzano

sabato 14 dicembre 2013

Punti fermi



Punti Fermi


Pietre,
che componete
la mia casa,
punti fermi,
in questo fluido cosmo,
dove le certezze, si sciolgono
come neve al sole,
dove l’essere, si scompone,
nel rimpianto di ciò che vuole,
e non è stato.
Pietre, care mie certezze,
come birilli vi vedo cadere,
ma non fermatevi!
Altre pietre, entreranno
nella mia vita.
e forse, la mia anima,
si riposerà,
e, su di esse,
finalmente,
si calmerà.

     Mara Massaro

giovedì 12 dicembre 2013

La "sora Enza"


LA 'SORA ENZA'

Tempo fa presi coscienza
della cara esistenza
della bella 'Sora Enza',
della quale la parvenza,
era tutta un'avvenenza.
Così vidi convenienza,
di raggiungerla in Provenza.

Tutto questo è deficienza,
non si stima all'apparenza,
noi dobbiam guardar la scienza.

Ma se tanta è l'astinenza,
quando manca una presenza
che ti dia giust'assistenza,
pien che sei d'onnipotenza,
schizza su l'effervescenza,
e la voglia di frequenza,
tanta vien che ti spavenza.

Quindi appena fui da Enza,
le gridai con veemenza,
vai a tutta turbolenza,
non importa la sequenza,
credi, avrai riconoscenza.

Stefano Franco Sardi

mercoledì 4 dicembre 2013

CANTO D'AMORE

CANTO D’AMORE
Togli la maschera e vivi.
Segui l’impulso del cuore
Volgi la mente all’oblio
L’orgoglio trattiene l’amore
Sogni carezze e non dai
Segui l’impulso del cuore
Lasciati trasportare dai sogni
Non aspettare domani
Fai quel che oggi ti viene.

                        Luciana Agosti

mercoledì 27 novembre 2013

Una poesia di Renato


Pareti Poetiche

Ho tappezzato tutta la notte
Le stanze di casa con tue poesie,
La vecchia carta era lisa. sbiadita.

Tante ne hai scritte
Le ho incollate fitte fitte.
Le più romantiche sono

All'altezza degli occhi,
Le eros alla riga al soffitto
Serve la scala per scoprire il segreto.

Quelle dei fiori all'altezza di bimbo
Quando le leggo sono felice,
Così tappezzata sembra un museo.

Che dici?...quello che ho fatto, Che dici?
Che dico?... Che dico?... Sei pazzo!!! sei pazzo!!!
Cara, sì sono pazzo d'amore per te.

Alle tue frasi mi son svegliato  
Avevo sognato, nulla di fatto.
Ricordo i tuoi occhi di fuoco

Amore come eri bella arrabbia
Con labbra accese  ci siamo baciati.

L'amore... L'amore che strane cose fa l'Amore.

renato finotti


mercoledì 20 novembre 2013

OGGI COMPIO 79 anni

Un tuffo nel passato
Quando ho preso il treno, alle quattro del pomeriggio, in quella piccola stazione sulla direttrice Lecce-Milano, lasciavo alle spalle un paese che viveva arroccato sulla prima altura situata a pochi chilometri dal mare. Anche la breve distanza dalla stazione ferroviaria rappresentava un percorso difficile da superare poiché, anche se non sto parlando del medioevo, i mezzi di comunicazione e trasporto con i centri più vicini erano inesistenti.
Nei pomeriggi estivi, il paese dormicchiava e la calura conciliava le pennichelle dei suoi abitanti.
Eugenio suonava il “Vent’nuora”, non ne conosco il significato ma allora era il tardo pomeriggio. In tempo di mietitura gli addetti a falciare il grano si fermavano per una merenda.
Poi Eugenio, che era il sacrestano suonava il “Vespro”, l’ “Ave Maria” e terminava la sua fatica chiudendo la porta della chiesa e avviandosi verso casa con un’andatura leggermente curva su un lato e un fare lento e pensieroso.
Suonava poi l’ “alba”, la “missitella”, il “mezzogiorno”.
Le campane scandivano la vita di tutti gli abitanti.
Alla domenica poi, in occasione della “messa cantata” suonavano a distesa.
Mentre queste scampanellavano, le donne in casa erano affaccendate ai fornelli e dalle finestre uscivano profumi di carne sul fuoco, pranzi riservati solo alla domenica poiché durante la settimana, sui deschi imperava solo la pasta asciutta impastata in casa, condita con semplice pomodoro e magari con una spruzzatina di pecorino.
La monotonia del suono delle campane che scandivano il tempo nell’arco della giornata, veniva rotta solamente dal diverso scampanio che annunciava una morte o l’arrivo di nubi minacciose che promettevano vento e grandine magari proprio in prossimità del raccolto del grano coltivato a grande maggioranza.
Il suono che annunciava a tutti la dipartita di uno degli abitanti era greve e lento. Rintocchi tristi che venivano ripetuti più volte a distanza ravvicinata e il numero delle volte era determinato dall’importanza del personaggio.
A quel suono le donne si affacciavano sull’uscio ad interrogarsi.
La vecchia Zia Maria chiedeva a Carmela: “Chi è morto?” “Non so” facevo eco zia Serafina affacciandosi alla finestra.
La nonna si spingeva più in là e arrivava sino in cima alla “ruella” che sbucava sul corso principale. Al primo passante chiedeva e dopo parecchi “non so” che duravano al massimo un quarto d’ora, di rimbalzo arrivava il nome.
Allora, la donna di casa si pettinava i capelli raccolti a crocchia sulla sommità del capo, si metteva un fazzoletto in testa legato sotto il mento, possibilmente nero, e correva a portare il primo saluto della famiglia, ai parenti del morto i quali erano già pronti per ricevere quelle visite seduti attorno al defunto adagiato sul letto allestito per l’occasione con la massima cura.
Alla sera andavano gli uomini, mentre le donne si organizzavano per la veglia notturna.
Prima della guerra non esistevano “thermos”, ma poi arrivarono anche quelli e così il caffè veniva portato caldo per tutti poiché in quella casa, mentre c’era il morto presente non si sarebbe acceso fuoco alcuno per cibi e bevande calde.
Ogni familiare era rigorosamente seduto al posto che gli competeva a fianco del letto, secondo il suo grado di parentela.
La stanza funebre veniva liberata da tutti i mobili trasportabili e al loro posto venivano allineate sedie in gran quantità così che i visitatori trovassero posto a sedere in circolo attorno al letto funebre.
Per quasi due giorni, tutto il paese sfilava e si soffermava in questa stanza come a voler tenere compagnia al morto, per l’ultima volta.
Il motivo non era solo quello; ci si ritrovava un po’ tutti ed era l’occasione per conversare, anche se sommessamente.
Qualcuno si fermava più del necessario per raccogliere maggiori informazioni sugli ultimi avvenimenti degli altri o aspettando magari qualche persona che non vedeva da tempo. A bassa voce si scambiavano notizie sulle loro famiglie e sui fatto dei paese e non di rado, si gettavano le basi per combinare matrimoni tra giovani che neppure si conoscevano, lasciando alla discrezionalità dei genitori valutare la convenienza sociale ed economica di favorire un simile approccio.
I componenti della famiglia del malcapitato, a turno, piangevano il morto a voce alta e con una specie di cantilena rievocavano la vita di costui esaltandone le qualità.
Nel caso il defunto in questione, in vita, fosse stato un po’ carognetta verso alcuni familiari, costoro coglievano l’occasione per intercalare le cantilene con frecciatine, più che dirette al morto, dirette alle persone in vita che avrebbero beneficiato dei torti da loro subiti e non raramente i chiamati in causa rispondevano con lo stesso indiretto sistema.
In questi casi l’eco si estendeva fuori dalla stanza, fuori dalla casa, così che i curiosi visitatori diventavano più numerosi per non perdersi le varie battute.
L’avvenimento di una morte si trasformava così in un’occasione per comunicare e conoscere le storie di attualità del paese. Era la televisione o il settimanale scandalistico dell’epoca, un bollettino che veniva ascoltato e riferito a chi non era presente.
Era cronaca rosa, cronaca gialla, argomenti sussurrati con autentico mistero, cronaca nera. Tutto il paese passava sotto i racconti delle croniste del tempo poiché le più informate erano sempre le donne.
La signora “bene” che non usciva mai da casa, mandava la serva a raccogliere informazioni e questa si documentava scrupolosamente per riferire ogni particolare che riteneva potesse interessare la sua “padrona”.
E queste erano poi le notizie sulle quali si sarebbero accentrati tutti i discorsi fino a nuovi avvenimenti.
Eugenio espletava tutte le incombenze relative ai funerali.
Suonava le campane a morto, preparava il catafalco, le sedie in chiesa e non dimenticava niente. Tutto veniva allestito secondo i desideri dei familiare e in proporzione alla retribuzione concordata.
Lui, Eugenio, suonava anche l’organo in verità un po’ sfiatato a causa del mantice ridotto in cattive condizioni e cantava i salmi con un biascicato latino che non era necessario fosse comprensibile; l’unico latino ‘conosciuto’ era infatti quello delle preghiere recitate dagli anziani del paese ascoltando le quali si poteva intendere quanto poco se ne masticasse.
Naturalmente c’era anche il parroco, ma Don Oreste poco si occupava di tali faccende.
Viveva ritirato nella sua casa dedicandosi al proprio arricchimento intellettuale che poteva coltivare anche grazie al fatto che egli possedeva una delle poche radio esistenti in paese che tra l’altro (si diceva che ascoltasse “Radio Londra”) gli permetteva di essere sempre aggiornato sugli ultimi bollettini di guerra.
L’ultimo atto della vita vissuta in quel paese era quello di essere accompagnato dal parroco e da tutti gli abitanti lungo il viale alberato che conduceva al cimitero.
Dal 1944 in poi nei discorso di tutti, gli avvenimenti venivano indicati come accaduti:
- prima della guerra
- dopo la guerra.
Maria Mastrocola Dulbecco

domenica 17 novembre 2013

NERO BIANCO ROSA


Nero

E’ cominciato,
un altro capitolo,
tutto è cambiato,
mi guardo attorno e non
capisco perché,
perché non ci sei più?
Ti vedo in ogni angolo,
in ogni specchio,
e la notte ti sento ancora
accanto a me.
Troppo poco è durato,
è bruciato come una meteora
ed è scomparso, per sempre.
Mi manca il fiato quando
ti penso, e ti vedo qui,
seduto vicino a me,
che mi sorridi e
m’incoraggi.

I miei occhi sono vuoti,
prosciugati dalle lacrime
come torrenti in secca,
e il cuore sanguina,
nella consapevolezza,
che la mia vita si è fermata,
con te in quel momento,
mi sento sprofondare
in un abisso profondo
nel nero più assoluto.

Mara Massaro



Bianco

Il tempo è passato,
inesorabile,
e ha lenito il mio dolore,
e quando dilaga la malinconia,
guardo le stelle e parlo
con te, di ciò che è stato,
e di ciò che non abbiamo avuto.
I ricordi affiorano e come perle
luccicano nella mia memoria,
sono felice mio tesoro,
del tempo che ci è stato donato
anche se poco, ma prezioso
è stato, ed io oggi guardo la
mia vita e penso, che è valsa
la pena d’averla vissuta,
nel bene e nel male,
come le stelle che nascono
ed anche loro muoiono.
Tutto ha un inizio e
tutto ha una fine.
Aspettami amore mio
ritorneremo insieme,
ci sveglieremo,
abbracciati nell’eternità
    Mara Massaro



 
Rosa

Altri volti, di persone sconosciute,
mi sfiorano, indifferenti,
vite frettolose, estranee.
Ho tessuto con loro,
anni di vita vuota,
fino a quando,
mi accorsi, che pensarti
non faceva più male, e,
che la vita,
avanti voleva andare,
ma i suoi fini,
non voleva rivelare.
Finché in un frettoloso giorno,
conobbi un bimbo,
un ricciuto ragnetto con l'elmetto,
dalla risata dirompente, e,
il mio cuore si fermò improvvisamente.
Guardai i suoi grandi occhi,
specchiarsi nei miei, e da quel giorno,
la sua mano non lasciò più la mia,
come il mio cuore, non uscì più dal suo.
Ho scoperto l'amore, senza riserve,
che solo l'innocenza ti può dare, e tu
non smetterai mai, nemmeno per un
momento d'amare. 

      Nara Massaro 




ROSS VERDE MARRONE


Rosso

La passione è rossa
come l’esplosione
dei sentimenti che ha
fuso i nostri cuori,
in un fiore dai petali
vellutati e dal profumo
inebriante, che ci confonde
la mente, siamo un tutt’uno,
come l’acqua e la terra,
come il fiore e la pianta,
e di questo ci beiamo,
e del nostro amore
ci nutriamo,
mai sazi, alla ricerca
della perfezione assoluta,
avvolti, da questo
misterioso fato.

     Mara Massaro



Verde

Come la gioia che ci pervade,
in tutto il mondo sentiamo
che si espande, come un fuoco
che brucia e diventa rogo,
questo è il nostro amore,
la sorpresa di ogni giorno,
ci accompagna per mano,
creando ciò che siamo
la nostra vera essenza,
liberi e felici,
in un grande prato
dove correre a perdifiato,
assaporando la natura,
e l’amore che ci dona.

   Mara Mass


Marrone

Ma qualcosa è accaduto
ed io non l’ho capito
non ho voluto vederlo,
non volevo saperlo,
perché il dolore era struggente.
Lo strazio era divampante,
non volevo lasciarti andare,
non potevo farlo.
Ho lottato al tuo fianco,
ti ho difeso con tutta me stessa,
strenuamente,
con l’ardore di una madre
ti ho curato,
ma alla fine il destino ha deciso
per noi, per il nostro amore,
ed io ti ho perso.

          Mara Massaro




STORIE A COLORI

   Mara dice che per capire " La storia a colori" devo  pubblicarli in questa successione:
Trasparente, azzurro, giallo, rosso, verde, marrone, nero, bianco, rosa-

Ecco i primi tre  Trasparente, azzurro, giallo:


Trasparente

Così mi sento,
mentre guardo
dall’interno di una goccia,
trasparente,
la mia anima leggera,
che vaga alla tua ricerca,
e fiduciosa attende
la sua anima gemella,
nella speranza dell’amore
che riscalderà il suo cuore.


Azzurro

Per caso t’ho incontrato
in una mattina ventosa
sotto il glicine profumato,
seduto al bar con un giornale,
sembravi uscito da
un quadro di Renoir.
Quale struggente
tenerezza ho provato..
Cieli azzurri nei tuoi occhi
mi parlano di te,
dell’amore che abita nel tuo cuore,
del candore del tuo sorriso,
ed io mi lascio cullare
avvolta dal calore
delle promesse d’amore,
e ardo di desiderio inconfessato.

      Mara Massaro



Giallo

Sento il cuore cantare e
farfalle danzare
nel cielo giallo dorato,
mi sento in equilibrio
come un funambolo
sulla linea della vita,
sono prigioniera
del tuo fascino,
quale dolcezza,
nella musica che ci avvolge,
e dimentichi del mondo,
ci specchiamo felici
e increduli,
del nostro amore.

    Mara Massaro



sabato 9 novembre 2013

UNITRE Rivoli


  Che meraviglia, anche i nuovi arrivati sono bravi quanto i vecchi iscritti
  Ecco una bellissima poesia di una nuova:



SCORRI CON  ME

L'acqua del ruscello
che scorre è
in'anima che chiama.
Chiama la natura
che la circonda a
prestargli ascolto.
Ogni goccia è la vita
ogni spruzzo la 
sua gioia, trasportando
nel suo  percorso rami e
foglie.

Scorri con me diventa
la mia goccia, la mia schiuma
e travolgimi con la tua anima.

     Marina Oddone

lunedì 4 novembre 2013

Azzurro

Azzurro

Per caso t’ho incontrato
in una mattina ventosa
sotto il glicine profumato,
seduto al bar con un giornale,
sembravi uscito da
un quadro di Renoir.
Quale struggente
tenerezza ho provato..
Cieli azzurri nei tuoi occhi
mi parlano di te,
dell’amore che abita nel tuo cuore,
del candore del tuo sorriso,
ed io mi lascio cullare
avvolta dal calore
delle promesse d’amore,
e ardo di desiderio inconfessato.

      Mara Massaro

venerdì 1 novembre 2013

MISTERO


MISTERO

Pellegrino è l'animo
in questo mistero.
Foglie dai mille 
colori scricchiolano
sotto il tuo passo.
Alberi come cattedrali
sovrastano la tua gioia.
Innanzi a te la vita,
dove le panchine accolgono
bambini, cani e innamorati.
Lontano il fiume scorre
e i pensieri sentono il
suo ritmo, 
mescolandosi assieme.
Dorato autunno
Dorato amore
Dorato vivere
in questo mistero.

     Marina Oddone
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giovedì 31 ottobre 2013

Laboratorio di scrittura

Presa dall'ultima lezione al "Laboratorio di scrittura" Unitre Rivolo
[mod]  [del]
    Con vera gioia ci ritroviamo, per la seconda volta quest'anno, al nostro incontro.  Come ho già detto mi sembravano troppe persone il numero degli iscritti e temevo di non poter dedicare ad ognuno il mio imteressamento e la mia attenzione, cosa che desidero molto in questo mio stare insieme.
    Invece non é così, gli arrivi si susseguono  intervallati e già questo mi permette di salutare ognuno singolarmente, serve poi a socializzare tra loro con chiacchiere che esulano dalla lezione vera e propria e l'aula risuona di parole gioiose, sorrisi, vociare indistinto se uno volesse seguire tutti i discorsi, non riuscirebbe a capire nulla. Si intuiscono i vari argomenti e chi vuole partecipa al discorso che più gli aggrada.
Appena penso che l'ora sia giusta per iniziare, cerco di ottenere silenzio, non é facile, non bastano due o tre scampanellate con il campanello fornito da Rosy ma poi si acquietano ed io riesco a chiedere cosa hanno potuto tirar fuori  dai loro pensieri durante la settimana.  Non é perentorio aver rispettato il compito assegnato perchò lo scopo del corso é la libertà assoluta di esprimere il pensiero che si desidera, sia scritto oggi o che ha scritto durante gli anni passati.
    Chiedo cosa vogliono leggere e inizio da una parte del tavolo. allunghiamo il tavolo per essere seduti tutti attorno. Si susseguono letture sempre imteressanti (in fondo sono persone dotate di una certa cultura essendo stati nella vita  insegnanti o, come me,  amanti del bello scrivere e dalle moltecipli letture) ognuno porta il suo vissuto o qualcosa che la realtà del momento ha fatto scaturire. E' sorprendente come, quando da qualcuno ti aspetti un racconto ed invesce esordisce con gei versi. Si discute anche e, come é avvenuto oggi, Rosy ricorda una poesia di Silvy, oggi assente, che l'ha colpita. Con questo voglio dire che nonostante il chiasso, si é tutti attenti uno ad ascoltare cosa ha scritto l'altro precedentemente e mi fermo per continuare a raccontare un'altra volta.
   Ecco la poesia di Silvy citata da Rosy

Poi metto le impressioni degli ultimi arrivati sulla prima lezione.
zione di Marina Oddone
 
        Parole
               Dove sono le nostre parole?
               Le mie,
               son colombe che volan via
               senza lasciare traccia alcuna
               nel cielo del tuo cuore.
               Le tue,
               son pietre che scagli verso di me
               e che io non so scansare
 
                         Silvy Anelli
 
 Il commanto di Marina:
VOLTI
Volti sconosciuti,
volti già amici.
Parole che emozionano,
tristezze alla deriva.
Conoscenze segrete
e ricordi lontani.
Compagni di comprensioni,
dove anch'io potrò
unire il mio io
più profondo.
 
    Marina Oddone
 

Continuerò a pubblicare le impressioni del primo giorno delle nuove arrivate.
Grazie a chi ha avuto la pazienza e la curiosità di capire cosa avviene duranteruna lezione. Un abbracciom a tutti
     Maria Mastrocola Dulbecco
 

domenica 27 ottobre 2013

"Laboratorio di scrittura" Unitre Rivoli


    Alla prima lezione ho dato il compito, alle nuove, di scrivere le loro impressioni ed ecco cosa ha scritto
Marina Oddone.
segue una sua poesia
(il compito dato alle nuove)   VOLTI

Volti sconosciuti,
volti già amici.
Parole che emozionano,
tristezze alla deriva.
Conoscenze segrete
e ricordi lontani.
Compagni di comprensioni,
dove anch'io potrò
unire il mio io
più profondo.

                                                    IL CIOCCOLATINO

Il desiderio 
è come il cioccolato,
dolce e amaro.
Le pulsazioni aumentano
ma la ragione frena.
Lontano è il ricordo
per consolare.
Lontana è la gioia 
di vedere.
Trovare un ricordo
e fonderlo come il cioccolato,
restituendolo al desiderio
con la gioia di un
buon cioccolatino


 Marina Oddone