Viaggiare per provare il piacere di tornare a casa
In quel tempo… così iniziano le letture dei vangeli, ma anche per me e la mia famiglia, possiamo iniziare così. Erano gli anni in cui in primavera si incominciavano a fare i progetti per le prossime vacanze. Devo dire che non era ed è una prerogativa solo della mio nucleo famigliare ma l’iniziativa si poneva in tante e tante famiglie. Cosa fare? viaggiare in cerca di emozioni nuove o andare nel solito luogo di vacanze? Ora mi accontento di andare al mare ed in montagna nei soliti posti.
Per diversi anni si partiva in auto alla ricerca di nuove mete, si programmava un viaggio in paesi europei, mi davo da fare per cercare cartine stradali dettagliate della meta da raggiungere, depliant e guide turistiche che descrivessero la bellezze e perché no, la gastronomia della zona. Man mano che si avvicinava la data della partenza, aumentava il desiderio di partire, di viaggiare all’avventura. Non si prenotavano alberghi ma ci si fermava nei posti in cui ci si desiderava fermare. Facevo un piano di viaggio per non dimenticare nulla di quel che c’era da vedere e da ammirare ma, nel contempo, si allungava o restringeva la sosta a seconda se il luogo era interessante o meno.
Di solito la durata del viaggio si programmava di due o tre settimane, condizionato anche dalla distanza da Torino, dalle condizioni meteo e, principalmente, dalle lire che si avevano ancora in tasca. Dopo alcuni giorni di peregrinare da una città all’altra, da un museo ad un bel panorama, all’arrivo all’albergo che ci avrebbe ospitato per la notte, iniziavamo a sentire la nostalgia della nostra casa. Questo era più sentito da mia moglie che da me e da mia figlia, un certo desiderio iniziava a farsi strada nella mente e nel cuore ma volevamo continuare a vedere e gustare cose nuove.
Il viaggio in cui ho sentito anch’io la nostalgia della mia casa, dolce casa, e stato quello intrapreso negli Stati Uniti. Diciassette giorni di spostamenti da uno stato all’altro da una costa all’altra del continente americano, dalla Florida alla California, da Miami a San Francisco passando per il Gran Canyon, i grandi parchi e la Monument Valley per poi arrivare a Las Vegas e sull’Oceano Pacifico a San Francisco. Quindi trasvolare tutti gli States per raggiungere nuovamente Nuova York e finalmente ritornare in Italia. Il viaggio doveva essere prenotato con alcuni mesi di anticipo e la moglie non era molto entusiasta della cosa, chissà cosa poteva succedere nel frattempo, ma io ero deciso a partecipare e così prenotai. Unica cosa che ci rattristava era la mancanza della figlia che non poteva prendere le ferie in quanto da poco assunta al lavoro.
Il viaggio si è rivelato entusiasmante ma molto stancante. Quasi ogni giorno si cambiava hotel, anche se alcuni chiamarli hotel era riduttivo. La sera che arrivammo a Phoenix in Arizona dopo essere partiti da Orlando in Florida, ci sistemarono in un hotel enorme. Per orientarci a trovare la camera ci diedero addirittura la planimetria dell’hotel. Questo era costituito da 5 complessi ognuno con 1000 camere situate in casette a due piani costituenti un nucleo a sé stante. Per raggiungere il fabbricato principale con la hall d’ingresso, si prendeva una macchina elettrica talmente le distanze erano dilatate. Vista l’ora d’arrivo, telefonammo a Torino alla figlia che si stava preparando per andare a lavorare mentre noi ci accingevamo ad andare a dormire. Quella sera, al sentire la voce della figlia, iniziammo a sentire la nostalgia di casa, cosa che ogni giorno aumentava malgrado fossimo appena a metà viaggio. Finalmente quando ci imbarcammo per ritornare in Italia, stanchi e provati dal cambiamento di vari fusi orari, la nostalgia di casa nostra si faceva sentire ancora di più. Ma, tanto per prolungare ancora un poco il viaggio, uno sciopero improvviso decretato dai sindacati aeroportuali mentre eravamo in volo sull’atlantico, ci costrinse ad una deviazione di rotta e far scalo a Parigi. Dovemmo scendere tutti, circa 400 passeggeri dal Boeing 747 e ammassarci in un grande terminal in attesa di ripartire per l’aeroporto di Milano Malpensa al termine dello sciopero. Mai arrivo fu tanto sospirato, dal bus che ci riportava a casa, il cartello stradale con la scritta “Torino” posto all’inizio della città fu il benvenuto, ci sembrava bello anche quello che di solito della città non notavamo. Rientrare, essere accolti dall’affetto e dal sorriso della figlia, il rivedere le nostre cose e risentire il calore della nostra casa dopo aver passato tante notti in anonime camere d’albergo, quello è stato il momento più bello. Casa, dolce casa, per piccina che tu sia….
P.S. dopo pochi giorni la mia sete di viaggiare mi avrebbe già fatto ripartire per altre mete.
Giuseppe Vasco
Dicembre 2012
Post in cui mi riconosco abbastanza.
RispondiEliminaAll'inizio delle vacanze, le tanto sospirate vacanze, non facevo in tempo ad arrivare che già sentivo nostalgia di casa.
Nostalgia che si protraeva almeno fino alla metà del tempo vacanziero.
Perché poi, di solito, spariva, anzi subentrava il calcolo ansioso dei giorni rimanenti.
E, una volta a casa, eccola ricomparire la nostalgia, ma stavolta .. all'incontrario.
Ciao e grazie,
Lara